Hikikomori ‒ 2024

site-specific installation | super-black coating
curated by Gianpaolo Cacciottolo and Massimo Maiorino
Fondazione FIliberto e Bianca Menna, Salerno

Sulla facciata della fondazione campeggia la scritta “Casa del Combattente” a indicare l'originaria destinazione dell'edificio. Da sempre elogiata, quella del combattente è una figura che, nel divenire precario di questa contemporaneità, ci sembra perdere il suo senso. Cosa farsene infatti, di un'immagine che si proietta verso il futuro, quando questo si prospetta senza alcuna presenza umana? Cosa farsene di un corpo duro e inflessibile nella visione di un mondo allagato, in cui semmai, occorrerebbe lasciarsi condurre dall'irregolare fluire dell'acqua? In tale prospettiva, invece, possono avere un forte significato culturale gli atti di sottrazione, di passivo abbandono a un lento processo di dissoluzione. In un ideale contrasto con la figura del combattente, attraverso l'utilizzo di un nero a elevato assorbimento di luce, una parte dell'edificio viene sottratta alla sovraesposizione luminosa urbana. Come un hikikomori, essa si ritrae silenziosa e rinuncia a ogni pretesa di governo sul mondo.


photo credit: Elio Di Pace

On the Filiberto and Bianca Menna Foundation stands out the inscription “Casa del Combattente” (Fighter House) that indicates the original purpose of the building. The figure of the Fighter has always been praised, nevertheless, at this precarious time, it seems to lose its significance. Do we still need someone projected toward the future when it will be in all probability without humans? Do we still need an inflexible and hard body in the vision of an underwater world where, if anything, we should just follow the water's flow? Instead, with these visions in mind, acts of reduction, of declared intent to disintegrate, the interruption of communication, the passive abandonment to a slow dissolution process, -all of this- may have a strong cultural significance. In an ideal contrast to the figure of the fighter, a part of the building is taken back from the urban overexposure through a super-black coating. Like a hikikomori, the installation silently withdraws and abandons the pretence of governing the world.